a cura della redazione di Network Museum
Prosegue il nostro viaggio alla conoscenza delle applicazioni tecnologiche per la didattica museale ed espositiva con l’intervista a Riccardo Mazza, fondatore e legale rappresentante di Interactive Sound, società a responsabilità limitata torinese, attiva nella ricerca visiva e sonora, specializzata nella progettazione artistica di percorsi espositivi e multimediali ad elevato impatto emozionale, che sviluppa attraverso la creazione di ambienti video interattivi immersivi.
Riccardo Mazza ha fondato lo Studio Interactive Sound nel 2001, a Torino. Compositore, artista multimediale e docente presso la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo, è specializzato nell’interactive design. Dalla fine degli anni ’80 con l’intensa attività di ricerca, i cui risultati più rilevanti sono indirizzati alla sintesi e all’interazione audiovisiva di elementi digitali complessi, lo ha condotto alla realizzazione di software che permettono di trattare e gestire tali elementi all’interno di un linguaggio strutturato. Tra le sue ricerche si segnalano: Renaissances FX Dolby Surround encoded library, la prima raccolta di effetti sonori al mondo per il cinema e la televisione realizzata in Dolby Surround spazializzato (2000); la scoperta e la realizzazione del modello psicoacustico delle “onde del sonno” (2003); SoundBuilder, il primo software per la sonorizzazione audio su video per la creazione di contributi in surround presentato all’AES (Audio Engineering Society) di New York (2006). Queste nuove e avanzate tecnologie informatiche trovano un campo di applicazione vasto e diversificato e costituiscono il know how dei progetti espositivi realizzati dalla Riccardo Mazza Interactive Sound.
Network Museum – Chi è Riccardo Mazza?
Riccardo Mazza – Riccardo Mazza è sostanzialmente uno sperimentatore. È una persona che ama e che ha necessità di sperimentare. Tutto quello che è nato, e nasce oggi in Interactive Sound, è originato da questo impulso: la natura, la sperimentazione ed il cercare di spostare il limite delle cose che progetta.
Network Museum – Cos’è la cultura per Riccardo Mazza?
Riccardo Mazza – Per me la cultura è sostanzialmente la memoria, il ricordo, il domandarci chi siamo e da dove veniamo, ovvero la composizione della nostra identità. Io vedo la cultura come la realizzazione d’essere di un individuo, o anche di un popolo, di un’intera nazione, ed è la sua memoria ciò che ne costituisce identità e personalità.
Network Museum – Cos’è un museo per Riccardo Mazza?
Riccardo Mazza – Per ricollegarmi alla domanda precedente il museo, come lo vedo io, è il luogo dove la cultura può essere trasmessa e di cui le persone possono fruire. È una conquista recente, perché il museo non è molto che è effettivamente a disposizione del pubblico nella dinamica e nelle modalità contemporanee. Una volta le collezioni erano private e solo dopo l’epoca napoleonica hanno cominciato ad essere mezzi di trasmissione della cultura in una prospettiva più orizzontale e quindi a disposizione di tutti. Il museo, ripeto, è proprio il luogo in cui la cultura può essere trasmessa, e quindi è memoria ed identità. Per tale motivo il museo “locale” ha importanza e valenza molto particolare.
Network Museum – Cos’è “Interactive Sound” e perché è stata costituita? Qual è la sua filosofia di approccio al processo espositivo culturale?
Riccardo Mazza – Interactive Sound parte da Riccardo Mazza e, come ricorda la denominazione stessa dell’impresa, ha origine da una sperimentazione, che, a ragione del mio background, appartiene all’ambito della tecnica audio ed alla ricerca su sistemi ed installazioni. Un esempio per tutti, anche se di progetti di tale genere ne ho condotti molti, la prima libreria al mondo implementata per la Dolby (Renaissacesfx Dolby Surround encoded library) con tecniche microfoniche di “spazializzazione” del suono, che ha fatto il giro del mondo “fotografando suoni” in Dolby Surround, per la prima volta al modo e con marchio Dolby. Essendo una sperimentazione in corso d’opera, Interactive Sound è diventata prima “Interactive Visual”, poi “Multimedial Visual”, ovvero ha originato un percorso formativo e professionale, soprattutto in ambito culturale e museale, per una concomitanza di fattori. Il primo progetto museale, a cui abbiamo lavorato, è stata la ricostruzione di una battaglia etrusca in audio tridimensionale per la mostra esposta a Palazzo Grassi sugli Etruschi: primo lavoro museale completamente in audio. Da questo punto in avanti la sperimentazione ci ha portato al video, alla grafica, agli allestimenti, alla progettazione completa sino alle potenzialità di esecuzione, che oggi possiamo esprimere.
Network Museum – Su quali argomenti verte la ricerca scientifica e tecnologica di “Interactive Sound” e quali ricadute sono state già implementate nei vostri lavori? Avete potuto analizzare le retroazioni delle vostre applicazioni e quali sono i risultati che state ottenendo?
Riccardo Mazza – La nostra ricerca è, ovvviamente, di tipo empirico, applicata e rispondente a determinate esigenze didattiche dell’ente, che ci sta commissionando un lavoro. Cito un caso per tutti, tra i vari che ci hanno sottoposto. Dovevamo rappresentare le diverse onde cerebrali corrispondenti a determinate fasi dell’attività encefalica per uno degli argomenti trattati dalla famosa, per noi torinesi, manifestazione “Experimenta”. Dopo aver indotto determinati comportamenti multimediali in accordo con le frequenze “di lavoro” delle onde encefaliche, abbiamo ricavato un algoritmo, che applicato ad un dispositivo ha potuto rappresentare, attraverso un apposito software dedicato, progettato ed implementato per l’occasione, il fenomeno naturale oggetto della richiesta.
Network Museum – A cosa serve la tecnologia in un museo?
Riccardo Mazza – La tecnologia deve essere “trasparente”, non deve mai essere autoreferenziale e deve essere sempre al servizio del racconto. Il nostro lavoro è quello di “raccontare” dei contenuti storici, scientifici, archeologici. La tecnologia sta al nostro lavoro come i colori della tavolozza stanno al pittore. Non è detto che si debba necessariamente usare la tecnologia: la si deve utilizzare dove sia necessaria, per rappresentare una determinata idea. Tanto più l’idea viene espressa in modo forte ed emotivo, tanto più la tecnologia seguirà questo andamento. Occorre tener presente, oltre a tutto, che la tecnologia costa ed è complicata da implementare: più semplice si mantiene l’apparato tecnologico al servizio del contenuto, sottoponendo il pubblico, quindi, anche a minori distrazioni, migliori saranno i risultati.
Network Museum – Come reagiscono i visitatori di una esposizione culturale alle applicazioni tecnologiche?
Riccardo Mazza – Dipende da come viene progettata l’applicazione tecnologica. Interactive Sound, per scelta, per stile e per esperienza, cerca di creare applicazioni, per contesti museali, di tipo altamente immersivo, cioè permettiamo al visitatore di essere al centro di una situazione spazio – temporale, in cui percepirà la comunicazione dei contenuti a questa collegata. Un esempio per tutti: un semplice “touch screen”, se richiesto perché il badget non permette altro o perché è proprio l’applicazione idele per una determinata circostanza, viene progettato non perché si debba percepire la presenza di un “touch screen”, come feticcio di tecnologia avanzata, ma si porrà particolarmente attenzione a quello che tale dispositivo dovrà comunicare, alla sua grafica, al filmato, all’audio, al suono, in maniera che l’apparato diventi invisibile ed il visitatore si senta coinvolto da ciò che vede e non dalla soluzione tecnologica. A volte è sufficiente un pulsante solo, senza mettere in campo chissà quali apparati ed interfacce multimediali. Per tornare alla domanda: i visitatori reagiscono nella misura in cui vengono “immersi” nell’esperienza culturale, che si vuol proporre loro. Migliore sarà, in tal senso, la progettazione, più prevedibile e controllabile sarà la risposta del visitatore, che è ciò che desideriamo sortire, in modo che possa ricevere l’informazione in modo corretto e non falsato.
Network Museum – Percorso espositivo, applicazioni tecnologiche, nuove tecnologie di produzione, di comunicazione e di divulgazione: serve ancora recarsi in un museo?
Riccardo Mazza – Per noi di Interactive Sound ciò che è fondamentale del museo è l’oggetto: è lui il protagonista. Tutto quello che noi facciamo è creare un racconto relativo a quell’oggetto. Ciò è particolarmente calzante quando ci chiedono di progettare musei di argomento archeologico, dove, a volte, l’oggetto è soltanto un “coccio”, ma quel frammento di memoria è il riferimento principale, da cui far partire tutto un racconto relativo a quando era anfora, al suo utilizzo, ai suoi tempi ed alle vicende che lo hanno portato a diventare coccio. Il museo, comunque, deve essere il luogo della realtà non della finzione: per questo è importante recarsi al museo. Noi non possiamo né vogliamo sostituirci all’oggetto: noi lo “spieghiamo” grazie ad un racconto “verticale” ed “orizzontale”. “Orizzontale” perché rivolto a tutti, “verticale” perché l’attenzione è rivolta all’oggetto: entrambe le prospettive sono integrate nelle nostre installazioni.
Network Museum – Qual è il vostro rapporto con le entità museali e con il sistema culturale e museale cittadino, nazionale ed internazionale?
Riccardo Mazza – Noi siamo degli “artigiani” e, soprattutto, siamo degli operativi. Il nostro rapporto è contratto, innanzi tutto, con gli studiosi, con i comitati scientifici e le sovrintendenze. Con tali soggetti il rapporto è di ottima intesa, anche se possono essere privi di esperienza nella implementazione delle tecnologie multimediali, aspetto, quest’ultimo, che non è certo negativo nel rapporto descritto, perché siamo noi che dobbiamo cercare di capire la loro esigenza ed adattare ad essa l’aspetto tecnologico e non il contrario. Gli apparati dediti alla comunicazione, invece, sono quelli a cui capita maggiormente di imporre allo studioso un punto di vista precostituito. Interactive Sound parte da un approccio diverso. Noi chiediamo allo studioso, al comitato scientifico, quale sia l’aspetto più importante da raccontare circa un reperto o una vicenda. Da tale richiesta, a ricaduta, emergono i vari aspetti peculiari, che debbono essere contemplati dal nostro racconto. I rapporti, invece, si complicano un po’ con quei soggetti, la cui opera risulta maggiormente legata al contorno ed agli aspetti gestionali e comunicativi, seppur importanti, della “missione scientifica” dell’esposizione. Per concludere il nostro rapporto con le entità museali si concretizza in una collaborazione proficua e profonda con gli specialisti scientifici ed i curatori, meno, a volte, con i soggetti addetti alla gestione dell’atto espositivo.
Network Museum – Gli enti museali ed espositivi come rispondono all’innovazione tecnologica? Sono ricettivi nei confronti delle nuove tecnologie? Quali sono, a tal proposito, le differenze con gli ambiti internazionali?
Riccardo Mazza – Rispondono in base a come noi riusciamo ad illustrare la parte progettuale. Ciò per Interactive Sound è molto oneroso, poiché, essendo molto difficile far comprendere tale aspetto, dobbiamo realizzare le presentazioni dei nostri progetti in modo molto realistico. Ciò significa investire in produzioni audiovisive in 3D, attraverso le quali creare e trasmettere l’idea tenologica di fondo. La reazione a tale impegno è normalmente positiva e molto apprezzata, perché abbiamo un grado di progettualità elevatissimo, forse unico in Italia. Arriviamo alla presentazione delle nostre proposte presso gli enti committenti con progetti ad elevatissimi livelli di dettaglio, attraverso i quali possono realizzare come potrà apparire la futura esposizione in 3D, quasi come se fosse già stato filmato l’allestimento nell’aspetto definitivo. Non sempre, per tornare alla domanda, troviamo i committenti preparati nei confronti dell’applicazione delle nuove tecnologie, ma ciò è irrilevante.
Network Museum – Come vede il futuro della museologia e dell’esposizione culturale in Italia ed all’estero?
Riccardo Mazza – Penso che un museo debba essere una azienda, amministrato e gestito in tal senso, condotto in modo da essere attrattivo: allora il futuro sarà positivo. Altrimenti, se così non sarà, i musei potranno rimanere operativi solo finché dureranno le sovvenzioni pubbliche. Non riesco a scorgere una via diversa da questa: occorre armonizzare l’aspetto contenutistico con quello economico e politico.
Coordinate di questa pagina, fonti, collegamenti ed approfondimenti.
Titolo: “Interactive Sound”
Sezione: “Tecnomusei”
Autore: Network Museum
Ospite: Riccardo Mazza
Codice: INET1603141400MANA1
Ultimo aggiornamento: 19/03/2016
Pubblicazione in rete:
2° edizione, 19/03/2016
3° edizione, 03/12/2018
Proprietà intellettuale: INFOGESTIONE s.a.s
Fonte contenuti: –
Fonte immagini:
http://www.interactivesound.it/
http://www.riccardomazza.com/
Fonte video e contenuti multimediali: –
Collegamenti per approfondimenti inerenti al tema:
– Sito ufficiale della società Interactive Sound – http://www.interactivesound.it/
– Sito di Riccardo Mazza, fondatore di Interactive Sound – http://www.riccardomazza.com/