Con questa prima copertina di questo Nuovo Anno desidero ricordare i primi (speriamo) ventisei anni di attività, venti dei quali trascorsi sotto l’insegna del marchio INFOGESTIONE. Era, infatti, l’otto gennaio del 1997 quando l’attività professionale dello scrivente veniva emancipata giuridicamente a società in accomandita semplice, per poter non solo potenziare la nostra capacità di ricerca, ma anche per aumentare le possibilità di autofinanziare la stessa e di cogliere, grazie alla nuova veste giuridica, più ampie opportunità di sperimentazione e di relazione tra espressione teorica, empirica e ruolo di impresa.
Non posso certamente esimermi dal ringraziare tutti coloro che ci hanno permesso in questi anni di condurre la nostra missione e, soprattutto, quelli, che hanno trovato difficile ed ancora trovano faticoso comprendere la nostra proposta e la nostra stessa ragione d’essere: comprendere, con metodo scientifico, come si propaghi la conoscenza nell’individuo e nella società, quali siano gli effetti di tale fenomeno e come possano essere utilizzati i riscontri di tale indagine, per migliorare la nostra consapevolezza di individui e di specie. Sono stati e sono proprio loro, frettolosi, superbi, ipocriti, ladri, quasi sempre incompetenti nella loro “competenza” e qualche raro sant’uomo in buona fede, a rappresentare lo stimolo per cercare di migliorare costantemente il nostro operato e, soprattutto, per alimentare la convinzione che possa essere possibile, un giorno, tra tante generazioni, condurre un’esistenza più consapevole, meno egoista o, comunque, per dirla con il Poeta genovese, evitare di “viaggiare una vita da scemi”, scevra dalla mera impellenza di ciechi e violenti istinti: ammesso che l’immanente, io che scrivo e voi che state, bontà vostra leggendo, “esista”.
Grazie a questi, sovente inconsapevoli appartenenti al consorzio umano, che troppe volte tutto sanno, ci siamo convinti, una volta di più, giorno dopo giorno, di quanto fare ricerca possa essere di fondamentale importanza per una società ancorata a schemi sclerotizzati e limitati nelle proprie dinamiche, a relazioni espresse sotto forma di mero rapporto economico (non solo monetario), fondato su domanda ed offerta e su ruoli dettati da pregiudizi, burocrazie e potentati autoreferenziali, invadenti ed asfittici.
Questi aspetti, i cui effetti con l’avvento delle nuove tecnologie sono esponenzialmente cresciuti, sembrano confermare le scelte del nostro istituto, così piccolo ed insignificante, sospeso tra ricerca, didattica ed il motivo antropologico, naturalistico e sociale della cultura. In un mondo dove sembra contino solo il risultato economico, l’apparenza e la comunicazione di nulla, sta crescendo sempre più subdolamente una nuova minaccia: una nuova povertà. Se per economia si intende la scienza che si interessa di come vengano distribuite le risorse rare, dopo l’acqua, il clima e l’aria, tale caratteristica di rarità è ora rappresentata dalla difficoltà della maggior parte degli abitanti del nostro pianeta nel reperire informazioni e la possibilità di interagire criticamente con esse: un ulteriore motivo di divisione e di disuguaglianza tra gli appartenenti alla nostra stessa specie.
L’informazione, la cultura e le straordinarie prospettive ed opportunità ad esse collegate rappresentano l’ultima urgenza, paradossalmente la più grave malgrado la sua innocua apparenza. Da quelle mal sopportate cose dipenderà la nostra sopravvivenza di specie e di individui, perché con quell’inutile, celata, sovente derisa, tensione a chiedersi delle ragioni e dell’epilogo della nostra specie, dell’intero universo e di ogni creaturina, che si agita sul nostro pianeta per la durata minore di un lampo, prima poi, magari sul letto di morte, dovremo fare i conti.
Tale attitudine, modestamente e forse erroneamente, da noi coltivata in quasi trent’anni di attività, rappresenta già intrinsecamente un modo di porsi nei confronti della nostra stessa esistenza, che ci porta a considerare la comprensione e non il giudizio come chiave di lettura del transito della nostra cometa e dei destini ai nostri collegati, unica ragionevole ed eroica attività, che ci permetterà forse di accettare una universale solitudine incidentale, evitando di apparire ai nostri occhi, per quanto possa valere, idioti campioni della presupponenza esistenziale.
Ogni giorno ringrazio per questo privilegio, per questa insopprimibile necessità, per questa irresistibile voglia, questa irrefrenabile ambizione, che non può essere contenuta, posseduta o taciuta, ma può sussistere solo se di tutti, per tutti e con tutti.
Grazie a tutti voi!
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Titolo: “Venti anni”
Sezione: “La copertina”
Autore: Gian Stefano Mandrino
Codice: INET1701251000MANa1
Ultimo aggiornamento: 26/01/2017
Pubblicazione in rete:
2° edizione, 26/01/2017
3° edizione, 28/11/2018
Fonte contenuti e proprietà intellettuale: INFOGESTIONE s.a.s
Fonte immagine: http://www.infogestione.com
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