A cura della redazione di Network Museum
In questo clima di aperture e riaperture riproponiamo la sezione “Musei e media” dedicata al rapporto tra le istituzioni museali ed i media, nuovi e tradizionali.
Ci è parso opportuno ripresentare questo nostro spazio proprio a fronte dell’intensificarsi, durante questa pandemia, della presenza dei musei sulla rete e, in particolar modo, sui social network. Moda o disperato tentativo di fidelizzare i fruitori di servizi museali? Quali sono stati i risultati e quale ricaduta si è registrata? Abbiamo iniziato a ragionare su questo fenomeno, chiedendo un primo giudizio tecnico su tali attività, a Bruno Gatti: una vita dedicata alla comunicazione visiva come operatore specializzato, regista, produttore e docente.
Bruno Gatti
Bruno Gatti è un uomo curioso, ama guardare, studiare, focalizzare l’attenzione su cose e persone. Ama la natura e gli animali dai quali impara come si ama. La sua curiosità lo ha portato ad intraprendere un cammino professionale iniziato all’età di 17 anni nel teatro dell’oratorio S. Giovanni Battista di Cesano Boscone. Come tecnico e a volte come attore e cantante ha calcato il palcoscenico vivendo l’impagabile emozione dell’applauso del pubblico. Dal 1974 al 1984, ha lavorato e prodotto video per la televisione Monegasca, Francese, Svizzera, Tedesca, Italiana, Canadese, Australiana, Usa. Dal 1984 al 2010 per Mediaset, ha partecipato alla realizzazione di molti programmi di informazione, spettacolo, sport, filmati subacquei e riprese medico/chirurgiche. È operatore di ripresa Cine/TV, steadicam e tecnica Merlin con ottica Snorkel Camera System. Sposato e padre. Estroverso e timido, impulsivo ma anche riflessivo, crede nelle proprie capacità ed è pronto ad affrontare le sfide della vita”. Dal 2010 in pensione, dedica gran parte del proprio tempo all’insegnamento del linguaggio della comunicazione in diverse scuole milanesi e della Lombardia. Nel triennio 2015, 2016 e 2017 ha collaborato con la professoressa Loretta Guerrini, docente di analisi del film al DAMS dell’Università di Bologna, realizzando tre lectio magistralis su tecnica di ripresa steadicam, impostazione del set di ripresa, analisi tecnica di ripresa e montaggio del film “The birdman”.
È stato partner e docente dell’Istituto Fellini di Torino ed è tuttora partner della società di ricerca Infogestione.
Ulteriori fonti ed informazioni su Bruno Gatti
– http://www.danyfilm2001.it/
Network Museum – Cos’è la cultura per Bruno Gatti?
Bruno Gatti – La cultura è curiosità, informazione, sperimentazione. È quel sapere, che ogni giorno scopri sempre inferiore a quello che credevi di avere.
Network Museum – Visto dalla sua esperienza professionale, come considera un museo ed il suo ruolo?
Bruno Gatti – Un museo rappresenta, per esempio nell’ambito pittorico e plastico, il trait d’union tra l’arte, nella sue espressione tangibile, e la cultura, ovvero l’aspetto immateriale della condivisione dell’esperienza, razionalizzata e condivisa.
Network Museum – Come considera le produzioni audiovisive, realizzate dai musei in questo periodo di pandemia ed affidate a siti Internet e social network?
Bruno Gatti – Definirle produzioni audiovisive lo trovo esagerato, Home made si avvicina di più a certi video, che possiamo trovare su internet. Fortunatamente ciò non vale per tutti.
La produzione audiovisiva è come un pentagramma. Ogni rigo e ogni spazio possono contenere melodie oppure un’accozzaglia di note messe a casaccio. Così per i video nati dall’attuale necessità COVID19, che, in questa prima parte del 2020, ha impedito il normale flusso dei visitatori. Per sopperire a tale situazione molti musei hanno trovato in internet una valida alternativa, per mantenere vivo l’interesse sui musei.
Network Museum – Quali “difetti” e quali “pregi” ha riscontrato in tali produzioni?
Bruno Gatti – Difetti: in certi casi imbarazzanti. Proiettori, che si riflettono sul vetro del quadro, tecnici, che appaiono distintamente nelle inquadrature, immagini grandangolari statiche per minuti, audio con forte presenza di eco, tale da rendere difficoltoso l’ascolto, luci, che appiattiscono l’ambiente. In pochissimi casi ho visto un lavoro professionale, realizzato con apparecchiature di ultima generazione e curato da professionisti del mondo del cinema.
Network Museum – Come le produzioni audiovisive potrebbero essere di aiuto a musei ed esposizioni didattiche?
Bruno Gatti – Un ultriore esempio tra tanti. Nell’ultimo trimestre, prima della fine dell’anno scolastico, gli insegnanti portano i ragazzi in visita ai musei. Un giorno dove non si fa lezione, dove non si studia sui libri di scuola, dove si sorride pensando allo scampato pericolo di una interrogazione a sorpresa. Ma… di quella visita al museo cosa rimane nel tempo? Probabilmente il caos sul pulman durante il trasferimento. Se ci pensiamo bene non è poi così strano. Da adulti scegliamo le informazioni che ci interessano e delle altre ne facciamo carta straccia. Da alunni no! Non tutti hanno la concentrazione necessaria per imparare solo leggendo un libro di testo, alcuni apprendono più velocemente dagli strumenti multimediali tipo L.I.M. Lavagna Interattiva Multimediale. Da qui la domanda: “Perché portare i ragazzi al museo una sola volta e non studiare la storia, per esempio, portando il museo in classe, realizzando audiovisivi mirati alla divulgazione didattica?”. Aiuteremmo gli alunni nello studio e nel contempo stimoleremmo l’interesse futuro.
Network Museum – Come dovrebbero essere organizzate e realizzate?
Bruno Gatti – Un libro di testo misura il classico formato 17 x 24, fondo bianco con testo nero, ricco di nozioni ma anche monotono. È bene tenere presente che la mente umana è fatta per vivere emozioni e se non ne trova, in breve tempo, perde la concentrazione e l’interesse per l’argomento trattato. La proiezione di materiale didattico è sicuramente la forma più rapida di apprendimento che abbiamo ed è proprio per questo che i musei dovrebbero produrre materiale didattico di qualità. Personalmente sono convinto che questo non ridurrebbe l’affluenza dei visitatori, anzi.
Possiamo parlare di arte ammirando sullo schermo, la pietà di Michelangelo, venire a conoscenza del suo trascorso artistico, ma non proveremmo mai l’emozione di essere dinnanzi ad un’opera di tanta bellezza.
Network Museum – Quali ricadute tali attività potrebbero apportare a beneficio degli enti museali?
Bruno Gatti – Potenziare la capacità espressiva di un museo con produzioni culturali di qualità, potrebbe servire non solo a comprendere meglio cosa, come e a chi si comunica, ma anche ad offrire prodotti e servizi complementari alle consuete attività espositive, con conseguente possibilità di incremento economico, di fidelizzazione e di orientamento strategico.
Network Museum – Come si immagina il museo del futuro?
Bruno Gatti – Esattamente come oggi, solo più informatizzato e “user frendly”.
Network Museum – Ora la domanda collegata al tema dell’anno: in base alla sua esperienza cosa e come comunicano i musei?
Bruno Gatti – Notoriamente i musei, identificadoli con la loro struttura espostiva, non comunicano verbalmente se non attraverso il proprio personale e gli appassionati, che svolgono visite guidate e che, con dovizia di particolari, ti fanno vivere l’esposizione. Senza di loro è necessaria l’audioguida o una applicazione telefonica, altrimenti il vuoto. La mancanza di informazioni in un museo è quanto di peggio possa esistere. È come portare un cieco a vedere un film muto.
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Coordinate di questa pagina, fonti, collegamenti ed approfondimenti.
Titolo: “Sembra facile…”
Sezione: “Musei e media”
Autore: Network Museum
Ospite: Bruno Gatti
Codice: INET2005281800MAN/A1
Ultimo aggiornamento: 01/06/2020
Pubblicazione in rete: 3° edizione, 01/06/2020
Proprietà intellettuale: INFOGESTIONE s.a.s
Fonte contenuti: INFOGESTIONE s.a.s.
Fonte immagine:
– Elaborazione NM: immagine reperita su rete internet priva di indicazioni sulla proprietà
intellettuale
– Ritratto nelle note biografiche: gentile concessione Bruno Gatti
Fonte video e contenuti multimediali: –
Collegamenti per approfondimenti inerenti al tema:
– http://www.danyfilm2001.it/