Il primo appuntamento di questa nuova sezione dedicata alla pubblicazione di aspetti relativi alla ricerca didattica e della gestione museale prende spunto dall’ultimo redazionale della sezione “Dalla redazione” circa la percezione dei percorsi espositivi.
Vorrei iniziare da una esperienza che tutti possono vivere. Recatevi da una persona e cercate di descrivere a lei un avvenimento. Chiedete, dopo, ad un vostro amico di fare visita alla stessa persona e di farsi raccontare quanto voi avete precedentemente detto al vostro interlocutore.
Ripetete l’operazione in tempi diversi, descrivendo alla nostra “cavia” non più un avvenimento, ma un vostro progetto per il futuro e fate in modo, che lo ripeta all’amico precedentemente inviato.
Proseguite l’esperimento cercando di spiegare una teoria scientifica o storica e ripetete l’operazione come sopra.
Secondo voi cosa sarà comunicato al vostro amico incaricato di raccogliere il risultato di quanto avete raccontato al vostro interlocutore?
Molto probabilmente noterete uno “scarto” tra quanto pensate (e sottolineo “pensate”) di aver raccontato e quanto riportato dal vostro amico “da riporto”. Tale scarto avrà molta probabilità di aumentare nel procedere dal racconto descrittivo alla trasmissione della teoria. Quali sono i motivi di tale risultato?
Innanzi tutto è facile intuire come vi possa essere un notevolissimo numero di variabili, che incidono su questo evento: dalle condizioni fisiche di chi racconta e di chi sente, all’età, all’esperienza ed al livello di scolarizzazione degli attori in scena. Intendiamoci: questo è un elenco semplificativo del sistema che potremmo denominare “emiricevente” e che potremmo anche descrivere ulteriormente come di primo, di secondo o di n. gradi di livello.
Tra le variabili in gioco, però, desidero porre alla vostra attenzione un insieme di variabili, forse di numero ancora maggiore, che indichiamo in dottrina come “configurazione”, al cui termine abbiamo dedicato una teoria completa, che riteniamo essere solo all’inizio della rivelazione della sua potenzialità.
Proseguiamo con il nostro esperimento – esempio: chiediamo alla nostra “persona-cavia” di descriverci un colore: per esempio il colore arancione.
Poniamo la stessa domanda al nostro amico incaricato di raccogliere le descrizioni precedenti. La stessa cosa provate a farla con i vostri amici o famigliari, magari mentre siete in viaggio verso i luoghi, dove trascorrerete le vostre vacanze. Cosa otterrete? O meglio cosa ricaverete oltre alla terza persona del verbo essere in quantità industriale, a vari sostantivi del tipo “un colore”, a diversi “uhm, uhm” e moltissimi “in che senso”?
Provate, ora, a formulare la stessa domanda ponendo la regola di non usare mai il verbo essere: in cosa si rivelerà il colore arancione?
L’ultimo articolo della sezione “Dalla redazione” intitolato “Istruzioni per l’uso”, citato dall’occhiello introduttivo, è costruito attorno al quesito di come possa essere percepita dal pubblico l’offerta museale. La domanda ulteriore, quella di approfondimento, dovrebbe essere, alla luce di quanto espresso attraverso i nostri giochi d’esperimento, “cosa esprimeranno” gli amati visitatori al termine della loro visita o della loro attività presso il museo?
Questo è ciò che delimita l’ambito di osservazione della Teoria della Configurazione, ovvero cosa intercorra tra un operatore emittente ed uno ricevente, cosa provochi l’intercorso all’interno ed all’esterno dei soggetti “emiriceventi”.
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Titolo: “introduzione alla teoria della configurazione”
Sezione: “Dalla ricerca”
Autore: Gian Stefano Mandrino
Ospite: –
Codice: INMNET2408021830MAN/A1
Ultimo aggiornamento: 02/08/2024
Pubblicazione in rete: 6° stagione, 02/08/2024
Proprietà intellettuale: INFOGESTIONE s.a.s
Fonte contenuti: Network Museum
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Fonte video e contenuti multimediali: –
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