La sezione dedicata al rapporto tra i media e le strutture culturali espositive, segnala il sistema comunicativo di Dunnottar Castle – https://www.dunnottarcastle.co.uk – da cui si evince come, attraverso il web, poter definire, condividere ed utilizzare la comunicazione come leva di management e strategia per lo sviluppo dei territori.
a cura della redazione scientifica di Network Museum
Nessuno si senta offeso, non è questo il nostro intento, sia ben inteso. Lo diciamo per i molti italiani, che si vantano di avere la più alta percentuale di risorse culturali del mondo. Stiamo parlando di un rudere, nobile ed antico quanto si voglia, testimone della ultra millenaria storia della Scozia e dell’Europa, suggestivo oltremodo, ma pur sempre un cumulo di pietre. Ripetiamo, questo nostro inizio non vuole essere un’offesa, ma, come raramente ci sentiamo di fare, abbiamo volutamente fatto ricorso a tale “iperbole” per motivare le ragioni per le quali stiamo indicando tale sito culturale come un eccellente esempio di management e di strategia comunicativa dei beni culturali espresso con estrema semplicità, coinvolgimento, senso dell’ impresa e del territorio.
Iniziamo a capire di cosa stiamo trattando. Parliamo di Dunnottar Castle, un castello di proprietà dal 1925 visconti di Cowdray, situato a circa due chilometri da Stonehaven sulla costa orientale della Scozia. Si presenta come una “piccola penisola a picco sul Mare del Nord, collegata alla terraferma soltanto da un piccolo istmo“. (Fonte Wikipedia).
Ad una prima occhiata (i famosi tre secondi a cui i social media stanno abituandoci per leggere titoli e segnalazioni, pessima abitudine che consigliamo di perdere al più presto!) appare come tanti altri siti web dedicati al settore turistico – culturale. L’attenzione della nostra redazione è stata attirata dalla assenza di effetti speciali, anzi da un certo essere “fieramente” non più alla moda, aspetto in netto contrasto con la scelta delle lingue, in cui è stato tradotto il sito. Un ottimo video di testata mette in risalto un menu facile da interpretare (cosa sempre più rara), che rappresenta esso stesso un progetto culturale. Semplice e completo guida il lettore a diventare un potenziale utente. Mercantilmente pragmatico, parte da ciò che è fondamentale per il raggiungimento e l’organizzazione della visita, passando per la storia del luogo e per i motivi della scelta, portando il visitatore facilmente alla prenotazione ed all’acquisto dei biglietti.
L’ offerta cultural-mercantile è completata a menu da una sezione dedicata ai gruppi, dalla possibilità di noleggio degli spazi e dalla segnalazione, come parte integrante della proposta economica, di una “robusta” e ben strutturata offerta territoriale. È inequivocabilmente percepibile come il sito archeologico si “senta” parte del territorio e della “squadra”, come ben definito dal titolo in menu, che, tradotto, suonerebbe “Area locale”.
Gradevole ed opportuna è la sezione, inserita anch’essa nel menu principale, della squadra di gestione. Non vi sono direttori che troneggiano, ma fieri assistenti-custodi e supervisori di manutenzione. In Italia è assai raro un trattamento riservato a coloro che non facciano parte dell’élite direttiva e, sovente, è difficile reperire pure contatti diretti con responsabili ed uffici stampa, che sentano il dovere di rispondere.
Un ulteriore aspetto, che abbiamo salutato con grande interesse, risiede nel sottomenu superiore rispetto a quello principale, dove, oltre alla possibilità di contatto con l’ente di gestione ed alle traduzioni disponibili, spicca il “Visitor Centre Planning“, una sorta di progetto, con tanto di dichiarazione di intenti della proprietà, che descrive, senza porre scadenze, il programma di potenziamento delle strutture turistiche. Ripetiamo: malgrado il blasone storico della località, stiamo parlando di un sito archeologico in rovina! Molte delle nostre celeberrime località, compreso tanti operatori culturali, turistici ed agricoli, che blaterano sui non aiuti istituzionali, non avrebbero il coraggio di esprimere tanto e con tanta sincera pragmaticità e fierezza nei confronti di una idea e di un territorio.
Molti, a questo punto, si saranno accorti della presenza del “privato”, della proprietà. È forse tale aspetto che può permettere un semplice ed efficace impianto di comunicazione, inserendo il sito culturale in una organizzazione di impresa dedicata alla gestione di territori di questo genere. Ciò si evince in calce alla pagina, dove sono presenti il logo ed il relativo collegamento al sito istituzionale del gruppo: il Dunecht Estates. È un’azienda che gestisce in modo diversificato varie proprietà rurali, estese su oltre 20000 ettari nell’Aberdeenshire e nel Kincardineshire nel nord-est della Scozia. L’attività comprende sette tenute separate, la tenuta di Dunecht, Raemoir e Campfield, il castello di Dunnottar, la foresta di Birse, Edinglassie, West Durris e Bucharn.
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Titolo: “Dunnottar Castle…per esempio”
Sezione: “Media e musei”
Autore: redazione scientifica di Network Museum
Ospite: –
Codice: IINMNET2408221805MAN/A1
Ultimo aggiornamento: 22/08/2024
Pubblicazione in rete: 6° stagione, 22/08/2024
Proprietà intellettuale: INFOGESTIONE s.a.s
Fonte contenuti: Network Museum
Fonte immagine: https://www.dunnottarcastle.co.uk
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