L’idea è quella di permettere una migliore comprensione e fruibilità dei contenuti del nostro sito, sempre più seguito in ambito internazionale e che per questo necessita dello sforzo di presentarsi in modo più accessibile. Scartando, a malincuore, il latino, antica lingua di interscambio della comunità scientifica, non resta che approcciare, per gradi, altre soluzioni.
a cura della redazione scientifica di Network Museum
Ancora una novità in casa Network Museum, che bene si allnea con il tema dell’anno dedicato alla percezione dell’intelligenza nei musei. “Communicare necesse est!” occorrerebbe dire a questo punto. La comunicazione è al tempo stesso espressione, veicolo e meta della manifestazione dell’intelligenza, sia essa biologica che artificiale. In realtà tra qualche tempo scopriremo quanto sia divenuta oziosa tale differenza, scoprendo varie modalità intellettive in vari ordini animali, vegetali, elettronici o, addirittura, di “multiorigine” (per esempio: sistemi biologici sintetizzati in laboratorio con impianti di varia origine, oppure l’esatto opposto). Pertanto, tornando al nostro sito, abbiamo reso in pratica ciò che sentivamo di dover attuare da tanto tempo: migliorare il nostro modo di esprimerci, anche se i nostri contenuti sono indirizzati principalmente a colleghi della comunità scientifica e, pertanto, per nulla complessi per i destinatari.
Dall’uscita, a breve, dell’intervista per la sezione “Tecnomusei” a Shachar Grembek, cofondatore e CEO di Xsite, impresa israeliana specializzata in soluzioni per musei basate sulla realtà aumentata e sull’intelligenza artificiale, con gradualità inizieremo a proporre i nostri contenuti e, in particolare, le nostre interviste in lingua italiana ed in lingua inglese internazionale. Ci perdonino i puristi, ma la scelta è volta a favorire la massima comprensione dei contenuti, anche per coloro che ci seguono dall’estero e che da molto tempo, con mal celata delusione, ci fanno notare come il nostro sito sia in italiano.
In effetti apparteniamo ad un comunità scientifica la cui lingua ufficiale, dal latino, passando nei secoli per l’arabo, il volgare italiano, il francese ed il tedesco, pone nell’inglese la sua attuale espressione linguistica in attesa della prossima evoluzione espressiva, che, convinti di essere immortali, attendiamo con estrema curiosità
Ciò non significa che assisterete ad un “grammelot” alla Dario Fo, come quelle strani interventi citati dalla copertina appena pubblicata, che mischiano termini in più lingue, originando, inoltre, non sensi ed adattamenti tratti da idiomi non italiani con aggiunta di turpiloquio, innescato dal basso livello di urbanità e di rispetto per l’uditorio da parte dei relatori. Preferiremmo che un intervento fosse totalmente in lingua inglese, in lingua italiana o in altra lingua tradotta simultaneamente, piuttosto che in un idioma in parte gergale (che in modo poco educato esclude i non avvezzi ad un settore) ed in parte costituito da espressioni manierate, non corrette ma molto utili alla autostima del conferenziere o del moderatore in questione: “Vanitas vanitatum et omnia vanitas“.
Non significa, inoltre, che quanto da noi asserito sulla pericolosità delle ingerenze di una lingua in un’altra, pur essendo una evoluzione naturale, non nasconda insidie cognitive, economiche e sociali. Il patrimonio culturale, individuale e collettivo, non può prescindere dalla modalità espressiva. Tutto può essere e tutto può divenire, ma riteniamo che si debba essere consapevoli dei cambiamenti nei valori, nello stile e nella qualità di vita in caso di abdicazione della lingua madre a favore di un’altra. Pensiamo all’impatto sul mercato: se noi ci sentiamo “americani” tenderemo a comprare americano. Se ciò si estendesse al resto del globo, con tutto l’amore per le persone del Nuovo Continente, finiremmo per vivere un abbattimento della varietà esistenziale a favore di una omologazione planetaria di valori, di stili e di espressioni: lo stesso problema che hanno le nostre mele e le nostre api, per intenderci. Eppure non esiste “venerdì” per gli aspetti legati alla “ecosostenibilità culturale”. Ciò la dice lunga su quanta strada la nostra specie debba ancora fare, prima di imparare che l’onestà paga meglio e più dell’opportunismo, anche se di specie, comprensibile, ma, sovente, difficilmente giustificabile (ma noi cerchiamo di capire, non di giudicare).
Queste le ragioni per cui con somma lentezza il nostro sito pubblicherà in futuro i suoi contenuti in lingua italiana ed in lingua inglese, con l’aggiunta della lingua originaria, qualora particolari argomenti e sfumature espressive non potessero essere rese attraverso le traduzioni o per permettere il controllo di maggiore aderenza rispetto all’espressione originale dei contenuti.
A partire dalla messa in rete di questo articolo, abbiamo esteso la prova, iniziata questa estate, di permettere ai lettori di porre i loro commenti in calce al contenuto. Ciò ovviamente non avverrà in modo automatico, ma attraverso la moderazione della nostra redazione.
Molti, forse, si stupiranno di questi avvisi e di queste banali chiose gestionali, abituati a dover interpretare formati di “social media” aggressivi e di sottostare alle regole di gestori di siti, avvezzi ad ogni tipo di comportamento, abituati come sono a considerare solo aspetti quantitativi di permanenza di visitatori sulle loro pagine, per rendere le stesse più appetibili dai sistemi di valutazione di impatto pubblicitario. Riteniamo, invece, che la tecnologia debba essere al servizio delle persone, permettendo, innanzi tutto, la percezione di un rapporto tra individui più immediato, aperto, palese, onesto, meno artificioso e lontano, così come la condivisione dei motivi di sviluppo e di gestione, attraverso i quali alimentare quell’intelligenza della comunicazione e delle propagazione della conoscenza, che ha permesso alla nostra specie di risolvere nel corso della sua difficile storia molti problemi.
Per quanto riguarda l’aspetto comunicativo, inoltre, altre novità bollono in pentola: ma questa è tutta un’altra storia.
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Titolo: “Operazione Rosetta”
Sezione: “Dalla redazione”
Autore: redazione scientifica di Network Museum
Ospite: –
Codice: INMNET2410271536MAN/A1
Ultimo aggiornamento: 27/10/2024
Pubblicazione in rete: 6a stagione, 27/10/2024
Proprietà intellettuale: INFOGESTIONE s.a.s
Fonte contenuti: Network Museum
Fonte immagine: riproduzione Copilot
Fonte video e contenuti multimediali: –
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