A cura della redazione di Network Museum
Capita sovente nei corridoi e nelle sale dei musei e delle gallerie d’arte di imbattersi in scolaresche in viaggio d’istruzione, più o meno impegnate, più o meno attente, certamente liete di essere fuori dall’ambiente consueto. È innegabile che questa tipologia di frequentatori rappresentino una parte rilevante del “traffico” museale e certamente la categoria di visitatori più “sensibile”, per ovvie ragioni. Per tali motivi abbiamo ritenuto doveroso dedicare una sezione tematica al rapporto tra musei ed istituzione scolastica, per poter comprendere meglio come questi due mondi interagiscano e quali risultati si possano conseguire a beneficio di nuove e vecchie generazioni.
Cercheremo di capire perché si portino gli studenti nei musei, i criteri per i quali queste destinazioni siano scelte, quale metodo venga adottato dagli insegnanti, per preparare la visita, quale ruolo abbiano tali attività nei programmi ministeriali e se i musei possano interagire con gli studenti anche fuori dalle visite o dai laboratori museali canonici. Non solo: cercheremo di capire se e come un museo possa essere considerato un centro di formazione, se attraverso tali entità si possa stimolare ed agevolare quel rapporto continuo con l’apprendimento e l’aggiornamento, così prezioso per mantenere alta la tensione verso la ricerca di una consapevolezza esistenziale nelle nostre società in tumultuosa e costante evoluzione tecnologica, di valori, di identità e di prospettive.
Abbiamo voluto iniziare questa nostra indagine, ospitando in questo spazio l’intervista gentilmente concessa a NM da Luigi Antonio Macrì, insegnante, dirigente scolastico e direttore responsabile di ICTED Magazine.
Luigi A. Macrì
Luigi A. Macrì nasce nel 1954 nella provincia di Catanzaro. A sei anni si trasferisce a Salerno, dove ha vissuto con la sua famiglia fino all’inizio della sua attività lavorativa. Si è laureato in Lingue e Letterature straniere svolgendo per diversi anni in Calabria, dove ora risiede, la professione di docente di lingua inglese. Dal 2001 al 2007 svolge la funzione di docente comandato presso l’USR della Calabria occupandosi, come referente regionale, di lingue comunitarie, problematiche linguistiche e di tecnologie, didattica e formazione. Dal 2007 fino al 2017, anno in cui chiede di essere collocato in quiescenza, svolge il ruolo di dirigente scolastico in Scuole statali di ogni ordine e grado. Dal 2017 egli riprende la realizzazione della rivista ictedmagazine, registrata nel 2004, che diffonde on line i temi riguardanti le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, principalmente per l’istruzione e la formazione, in collaborazione con professionisti di diversi settori. Ha, inoltre, promosso la costituzione dell’associazione culturale Focus on di cui è il presidente.
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ICTED Magazine (ISNN 2611-4259)
ICTED Magazine è un periodico trimestrale in formato digitale che intende contribuire a migliorare la consapevolezza, dei genitori e della Società tutta, delle problematiche legate all’uso delle tecnologie con particolare attenzione ai minori, agli studenti ed a tutti colori che vivono una condizione sociale debole. I temi trattati riguardano il mondo della scuola, il lavoro e la sicurezza, la sicurezza informatica, la didattica e la formazione, la robotica, l’informatica forense e indagini digitali, notizie e problematiche emergenti. Il gruppo di lavoro è composto da docenti, genitori, tecnici ed esperti del settore delle nuove tecnologie e delle I.C.T. (Information Communication Technologies).
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Network Museum – Chi è Luigi Antonio Macrì?
Luigi Antonio Macrì – Richiamando la poetica di Luigi Pirandello possiamo dire che il sottoscritto, come ogni altra persona, è “uno, nessuno e centomila”. Il richiamo pirandelliano delle “maschere” è un altro elemento che connota la molteplicità nell’unità di ognuno di noi: Luigi A. Macrì ora indossa la maschera della sua professione, docente, dirigente scolastico, formatore, e del suo amore per la cultura; ma anche quella del
ricercatore spirituale poiché il suo processo di miglioramento continuo lo ha portato a confrontarsi con le domande fondamentali dell’Uomo e dell’Umanità: Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?
Oppure lo vediamo ora indossare quella dell’esperto di tecnologie quando dirige la rivista di cui è direttore, o quella dello scacchista quando giocava a scacchi anche a livello agonistico, o quella del pittore e del regista/attore quando da giovane si dilettava, senza pretese, a dipingere ed a praticare l’attività teatrale.
Ognuno di noi ha un rapporto con il mondo riguardo alla funzione che in quel momento svolge. Saper dire chi siamo, significherebbe avere seguito del tutto l’invito che, nel tempio di Apollo a Delfi, ci ammoniva di conoscere noi stessi; questo è un lavoro di una vita o, forse, di più vite.
Network Museum – Cos’è la cultura per Luigi Antonio Macrì?
Luigi Antonio Macrì – Potremmo considerare molte accezioni del termine Cultura. Per il sottoscritto con questo termine possiamo, in estrema sintesi, principalmente considerare:
a) la consapevolezza di far parte di una comunità locale/nazionale, con la sua storia e peculiarità sociali e tradizionali, inserita in un contesto globale, nella quale le diversità sono una ricchezza e possono essere
elemento di crescita e sviluppo;
b) la necessità di dare il proprio contributo alla comunità in cui si opera, tenendo conto dei valori e dei principi che la connotano; questo aspetto dovrà necessariamente considerare le innovazioni e le evoluzioni in corso;
c) la sensibilità nel valorizzare e ricercare il concetto di bellezza nelle diverse forme dell’arte ma anche nella Natura e nei rapporti umani, sociali e civili.
L’uomo di cultura è, pertanto, chi riesce ad integrare questi aspetti e ad operare per il bene ed il progresso della propria condizione, del proprio contesto locale e dell’umanità.
Network Museum – Cos’è un museo ed a cosa serve?
Luigi Antonio Macrì – Un museo è di norma un luogo nel quale si ritrovano idee e concetti umani sostanziati in manufatti, rappresentazioni, quadri, sculture e altro, che conduce l’utente ad interagire con essi.
La funzione di un museo ha diversi aspetti; in estrema sintesi possiamo dire che, nel permettere all’utente di interagire con quanto viene presentato, offre opportunità di crescita e di riflessione.
Il Museo è, di fatto, un ponte che collega il passato, prossimo o remoto, al futuro passando attraverso le dinamiche del presente con le sue contraddizioni ed esaltazioni.
Network Museum – Cos’è la scuola?
Luigi Antonio Macrì – La riflessione sulla Scuola e il suo ruolo è un tema tanto importante quanto complesso. La Scuola è, insieme alla famiglia, la principale agenzia educativa per lo sviluppo culturale e formativo delle nuove generazioni. Sin dagli anni sessanta, con i primi esperimenti negli Stati Uniti, il concetto di Scuola, intesa come apprendere e sviluppare conoscenza, va oltre la formazione dei giovani ma si connota come apprendimento permanente, per tutta la vita (LifeLong Learning).
Network Museum – Quale rapporto intercorre tra istituzione scolastica ed istituzione museale?
Luigi Antonio Macrì – Nelle linee generali, ritengo che in questi anni il rapporto tra istituzioni museali e scolastiche non sia stato costante bensì sporadico ed episodico, il più delle volte legato alla programmazione di una visita nell’ambito di un viaggio d’istruzione. Vi sono musei che, invece, ricercano e adottano un rapporto costante con il mondo della Scuola; in altri, la direzione predispone uno spazio laboratorio, comunemente chiamato atelier, nel quale gli studenti, spesso bambini e studenti del primo ciclo, elaborano e lavorano su immagini e opere presenti nel museo, sviluppando la propria creatività.
Network Museum – Perché le scuole visitano i musei? Come fruiscono dei servizi museali?
Luigi Antonio Macrì – Le Scuole visitano i Musei perché rappresentano la testimonianza del nostro passato, della Storia e della Cultura umana. Rappresentano anche il presente con suggestioni, e anche provocazioni, al fine di indurre gli utenti a riflettere e a guardare al futuro con occhi diversi, o meglio più consapevoli.
Network Museum – Esistono delle prassi codificate (per esempio procedure e linee guida ministeriali) per favorire la “compresenza” tra sistemi didattici scolastici e museali, al fine di coglierne il massimo risultato?
Luigi Antonio Macrì – Certamente! Vi sono stati negli ultimi decenni atti d’indirizzo, accordi quadro e protocolli di intesa che hanno visto impegnati i ministeri dei beni culturali, dell’istruzione, università e ricerca, dei beni ambientali, etc.. Ad esempio:
1) Accordo quadro fra il ministero per i beni culturali e ambientali e il ministero della pubblica istruzione del 1997;
2) Protocollo d’intesa tra il MIUR (Ministro Moratti – DG A. Musumeci) e il MiBAC in materia applicazione delle Tecnologie ICT per l’Istruzione e la Cultura;
3) Ve ne sono stati altri più recenti come il protocollo MIUR – MiBACT del 28/05/2014 con il quale si parla di creare una vera e propria alleanza formativa, attraverso strumenti concreti e operativi, tra le scuole e
il sistema dei beni culturali per promuovere la conoscenza e la tutela del patrimonio culturale:
4) Circolare n° 623 del 02/10/1996 – Visite e Viaggi di Istruzione;
5) Il regolamento dell’autonomia scolastica, che offre alle Scuole molte opportunità: DPR n° 275 del 8/03/1999;
6) Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa – Legge delega n° 59 del 15/03/1997.
Network Museum – Quale approccio, derivante dalla sua esperienza, potrebbe consigliare ai suoi colleghi dirigenti ed insegnanti?
Luigi Antonio Macrì – Mi farebbe piacere che, in questa “società liquida” e frantumata che stiamo vivendo, si comprendesse che una via d’uscita, da ricercare soprattutto nelle Scuole e nel nostro sistema formativo, sia quella di educare alla bellezza e al concetto di diversità come ricchezza. Il Museo è, comunque, lo strumento ideale che, in un’azione formativa connotata da una visione multidisciplinare della
conoscenza, può far comprendere come superare un insegnamento trasmissivo e disciplinare ampiamente superato da quanto sta avvenendo. Lo studio dell’immagine, delle diverse opere d’arte, dei manufatti, l’uso della tecnologia per leggere i segreti di un quadro o di una scultura (vedi indagine agli infrarossi, ultravioletti, raggi x,
etc.), il rapporto dell’arte con la storia, l’antropologia, la letteratura le scienze, permetto una visione olistica della conoscenza; Platone, già allora, ci avvertiva nella suo libro Repubblica (Politeia) che solo colui che riesce a vedere l’insieme è filosofo.
Network Museum – Le istituzioni museali come fanno conoscere la propria “offerta espositivo-didattica” alle scuole e come propongono eventuali collaborazioni?
Luigi Antonio Macrì – Non ho informazioni adeguate per dire come fanno i musei a diffondere tra le scuole la propria offerta espositivo- didattica, ma potrei dare qualche indicazione sull’utilizzo di
una logica sistemica per migliorare il rapporto Scuole-Musei.
Come già indicato in precedente, le istituzioni museali serie e consapevoli del loro ruolo, cercano interazioni stabili nel tempo con le istituzioni scolastiche, gli studenti ed i docenti. Dalla mia lunga esperienza, di docente prima e di dirigente scolastico poi, forse perché ho operato in un contesto di provincia, poche volte mi è capitato di avere proposte da musei per interazioni e programmazioni formative. Negli ultimi decenni, con lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione si sono moltiplicate le possibilità di proporre collaborazioni. Bisogna, comunque, evidenziare che la ridondanza delle informazioni reperibili on line ha bisogno della competenza di intelligence ovvero di leggere dentro le informazioni, che ormai ci sommergono, per individuare quelle che sono valide ed adatte alle nostre azioni formative. Le Scuole sono, d’altronde, sommerse da email che non facilitano la possibilità di individuare le buone proposte, quando vi sono. Protocolli di intesa, reti di scuole e collaborazioni con i musei potrebbero essere dei modi per instaurare un rapporto non episodico ma organico e funzionale tra le istituzione scolastiche ed il sistema museale nazionale.
Network Museum – Come sono considerate le scuole dal sistema museale italiano?
Luigi Antonio Macrì – Non essendo parte del sistema museale italiano non ho contezza della considerazione che i musei abbiano delle scuole. Ritengo, in ogni caso, che i direttori dei musei attenti, dinamici e propositivi tengano in alta considerazione le scuole, giacché sono consapevoli che esse siano il terreno nel quale crescono le nuove generazioni.
Network Museum – Cosa accade all’estero?
Luigi Antonio Macrì – Nel visitare molti tra i principali musei europei, spesso ho avuto modo di vedere spazi riservati ai bambini ed alle scolaresche per attività di ricerca o laboratoriali; altre volte ho visto scolaresche composte da bambini che, con un quaderno di appunti in mano, erano seduti davanti ad un quadro seguiti dal proprio docente; oppure pittori che hanno il permesso di portare il proprio cavalletto in una sala per fare una copia di un quadro. Sono questi segnali che certamente ci fanno capire l’attenzione e la sensibilità che molti musei, grazie ai loro direttori, hanno nel rapporto con l’utenza ed in particolare con l’aspetto educativo.
Network Museum – Come immagina la scuola del futuro?
Luigi Antonio Macrì – La scuola del futuro è la scuola che riesce, innanzitutto, a riportare, nei fatti, al centro della propria azione educativa e formativa lo studente. L’attività programmata deve essere studente-centrica e non docente-centrica. Questa affermazione non è certo nuova ma bisogna dire che i bisogni formativi degli studenti, le loro aspettative, il contesto socioculturale, che negli ultimi decenni si è trasformato, non vengono presi in grande considerazione, se non formalmente ma spesso non sostanzialmente. La scuola del futuro, che dovrà partire oggi, anzi ieri, è la scuola che offre allo studente un’interazione continua, progettuale ed operativa con le migliori realtà della nostra nazione e degli altri paesi. Oggi è necessario, ma anche di questo ne parliamo da diversi anni, che lo studente impari ad imparare, e che impari facendo, dando la possibilità all’enorme creatività degli studenti di emergere e fare la differenza nei risultati dell’azione formativa. Vi sono, comunque, altri aspetti innovativi, come l’Intelligenza artificiale e le diverse realtà ad essa connessa, che, per certi aspetti, stanno costruendo un futuro che a noi non piacerà. Un certo potere politico ed economico, utilizzano alcune innovazioni tecnologiche, come i big data e il machine learning, al fine di condizionare il nostro volere per le loro finalità, realizzando in parte quanto George Orwell preconizzava nel suo famoso romanzo 1984. Queste non sono ipotesi ma fatti che si stanno evolvendo con una velocità sorprendente.
Network Museum – Come immagina il museo del futuro?
Luigi Antonio Macrì – Non è facile prevedere il museo del futuro poiché è capitato più volte che autorevoli previsioni avvenute nel passato siano state clamorosamente smentite dalla realtà fattuale. Dai segnali di cambiamento ed innovazione che oggi abbiamo, ritengo che vi siano grandi possibilità per uno sviluppo maggiore delle informazioni che possiamo agevolmente già ora acquisire sia nello stesso museo che
da remoto attraverso: la realtà virtuale in 3D, la realtà aumentata, l’interattività laboratoriale ed esperienziale, come, ad esempio, nel MAV (Museo Archeologico Virtuale) di Ercolano (NA) dove è possibile fare l’esperienza dell’eruzione del Vesuvio con occhiali a 3D con una visione a 180 gradi, l’utilizzo di tecnologie per conoscere la struttura e le caratteristiche più profonde e nascoste dell’opera utilizzando radiazioni multispettrali ovvero che ricadono in molteplici regioni delle spettro elettromagnetico come luce ultravioletta, raggi x, infrarossi, etc. . Considerate le opportunità sempre maggiori che offrono le tecnologie per visite virtuali ed interazioni on line, ritengo che il Museo debba connotarsi sempre di più come un luogo di incontro, una nuova piazza, che possa porsi in modo concorrenziale con le piazze dei centri commerciali, dove le persone hanno la possibilità di incontrarsi, esprimere opinioni, scambiarsi esperienze ed acquisirne di nuove; sarebbe questo anche un modo per combattere l’invasività di alcuni social come Facebook che ritengo ormai alquanto dannosi e deleteri per lo sviluppo delle persone, in particolare dei bambini e degli adolescenti.
Alcune esperienze recenti ci fanno intravedere un mutamento del concetto di opera d’arte e del rapporto della stessa con il suo artefice diretto, l’essere umano. Sempre più spesso emerge un uso sempre più ampio delle tecnologie, non solo nelle indagini di manufatti e quadri, ma nella realizzazione di vere e propri prodotti informatici realizzati utilizzando l’Intelligenza Artificiale, che sono vendute come vere e proprie opere d’arte. Singolare è quanto avvenuto lo scorso 25 ottobre presso Christie’s, la famosa casa d’aste di New York che ha venduto, per 432.500 dollari, il Portrait di Edmond Belamy, creato dall’algoritmo GAN (Generative Adversarial Network).
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Coordinate di questa pagina, fonti, collegamenti ed approfondimenti.
Titolo: “L’opinione dell’esperienza”
Sezione: “Musei e scuola”
Autore: Network Museum
Ospite: Luigi Antonio Macrì
Codice: INET1909271000MAN/A2
Ultimo aggiornamento: 27/09/2019
Pubblicazione in rete: 3° edizione, 27/09/2019
Proprietà intellettuale: INFOGESTIONE s.a.s
Fonte contenuti: https://www.metmuseum.org
Fonte immagine: gentile concessione ICTED Magazine – http://www.ictedmagazine.com
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