Costruttori di comunità

A cura della redazione di Network Museum

Terza “Storia” per la nostra nuova sezione, che ritrova un tema a noi molto caro: il rapporto tra economia e cultura.

Per molti non è neppure un argomento. Ignorano che, se l’economia è quella parte della conoscenza, che studia la distribuzione delle risorse tra i componenti del consorzio umano, alla cultura, dopo l’ossigeno e l’acqua, si dovrebbe assegnare una posizione prioritaria e privilegiata nella scala di quei “valori”, che regolano i nostri istinti ed i nostri destini.
Che dire, infine, del verso opposto della direzione economia – cultura, ovvero la cultura della economia, che vede i membri della stessa comunità umana relegati a meri apportatori di energia umana, convertita in espressione finanziaria, atta a foraggiare un sistema quasi autonomo, fruibile da pochi, sempre in minor numero, sul cui controllo gli umani sembrano aver sempre meno voce in capitolo.
Di questi argomenti e molto altro ragioneremo con Pellegrino Gillo, “economista culturale”.


Pellegrino Gillo
Ventisei anni, nato a Benevento, vive nella stessa provincia. Dopo gli studi liceali a indirizzo scientifico si è laureato in scienze aziendali presso l’università Sapienza di Roma con una tesi dal titolo “Il peso della cultura nell’epoca della post-verità”. Nell’ottobre dello stesso anno ha conseguito la laurea magistrale in Management delle imprese presso il medesimo ateneo, con una tesi magistrale sul Sannio, la provincia beneventana. Alla ricerca circa quest’area interna italiana è dedicato anche il testo che ha pubblicato nel 2019 “Elogio alla curiosità”. Nei suoi studi di economia convivono la passione per la scrittura, la ricerca e l’associazionismo, che lo vede partecipe di una piccola associazione culturale da dieci anni. 


Ulteriori fonti ed informazioni sull’Ospite:
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Network Museum – Chi è Pellegrino Gillo?

Pellegrino Gillo – Sono una ragazzo di 26 anni nato in provincia di Benevento e laureato presso l’università Sapienza di Roma. Qui ho conseguito la laurea triennale in scienze aziendali e la laurea magistrale in management delle imprese. Oltre agli studi di economia coltivo le passioni per la lettura, la scrittura la storia, la ricerca e l’associazionismo.

Network Museum – Cos’è la cultura per Pellegrino Gillo?

Pellegrino Gillo – Cultura per me è ogni manifestazione umana che assurge a riferimento e diviene propagazione dell’identità di un gruppo di uomini. Cultura quindi non è sinonimo di élite ma è piuttosto simbolo di mensa comune alla quale tutti hanno pari dignità di sedere, di attingere e di portare le proprie conoscenze e il proprio sapere.

Network Museum – Cos’è un museo ed a cosa serve?

Pellegrino Gillo – Spesso i musei sono visti come vetrine impolverate ricettacolo di vecchie cose ormai inutili. Spero che in un futuro, il più prossimo possibile i musei vengano visti come “Costruttori di comunità”. Ne ho parlato in questi termini nella mia tesi magistrale sul Sannio, il territorio dal quale provengo. I musei dunque come centro di un fermento culturale che permetta alla comunità nella quale sono inseriti di accrescerne il senso identitario e che siano per gli studiosi e per gli appassionati una casa comune dalla quale attingere informazione e dove trovare porte sempre aperte a momenti di formazione e di dialogo per parlare di passato e progettare il futuro.

Network Museum – Perché l’economia e perché gli studi aziendali?

Pellegrino Gillo – Quando era ormai giunto il tempo di scegliere quale percorso universitario intraprendere, la carta stampata, i tg, i media in generale non facevano altro che parlare di spread, crisi economica, spending review e altri termini del genere. Sentii allora che gli studi economici avrebbero potuto aiutarmi ad orientarmi nel mondo che mi circondava. Inoltre, sono sempre stato affascinato dal management culturale e gli studi economici mi sembravano un buon punto di partenza.

Network Museum – Economia e cultura: quale rapporto intravede?

Pellegrino Gillo – Spesso economia e cultura sono visti come ambiti contrapposti quasi a non voler sporcare la cultura con gli interessi economici o con il denaro. Credo che questa sia una visione superficiale delle faccenda. Se è vero infatti che è cultura tutto ciò che riguarda e identifica l’uomo nei gruppi sociali nei quali si è organizzato, allora certo l’economia acquista una valenza culturale. Basti pensare che proprio la necessità, per l’uomo delle origini, di tener conto dei prodotti dell’agricoltura e degli scambi commerciali che ne scaturivano, è vista come la scintilla che ha innescato la nascita della scrittura. Cultura e economia sono intrinsecamente legati e non si deve aver timore di dare anche alle iniziative culturali un’impronta economica e misurare la riuscita degli stessi sotto il profilo dell’efficacia e dell’efficienza sociale ed economica.

Network Museum – Quali differenze intercorrono tra una scuola, una multinazionale delle settore auto ed un museo?

Pellegrino Gillo – Scuola e museo sono palestre primarie di conoscenza e di identità per chi le frequenta, formano le coscienze e le conoscenze di base per poter vivere. Una multinazionale del settore auto è un settore tra i tanti nel quale possono esplicitarsi le conoscenze apprese presso le altre due istituzioni. Anche una multinazionale avrà un complesso di valori, di conoscenze, di tecniche da trasmettere e non è un caso che spesso anche le industrie, le multinazionali come le imprese a conduzione familiare, si dotino di musei aziendali per far conoscere la propria storia fuori dalle mura dei propri stabilimenti ma anche a chi li vive quotidianamente come impiegato o operaio.

Network Museum – Che cos’è per Pellegrino Gillo l’impresa culturale? Come si modulano le funzioni gestionali aziendali nel contesto culturale? 

Pellegrino Gillo – L’impresa culturale è per me non uno strano mutante a metà tra un museo e una fredda multinazionale ma un’impresa a tutti gli effetti, che contemperi tra i suoi obiettivi primari quelli di far quadrare il bilancio economico e sociale della propria azienda. In fondo ogni impresa, anche la più lontana da quello, che noi potremmo considerare “Ambito culturale”, deve avere una doppia anima. Guardare ai conti e ai “cunti” (intesi come storie). Ossia vigilare sull’efficienza di quanto opera, ma saper integrare anche le storie del territorio nel quale opera, le esigenze di chi li abita, integrarsi con il sostrato culturale nel quale è inserita. In particolar modo questo fine, di difficile rendicontazione deve essere il punto fisso delle imprese, che gestiscono il patrimonio culturale di una comunità.

Network Museum – In cosa consiste, in realtà, il patrimonio culturale di una collettività?

Pellegrino Gillo – Il patrimonio culturale di una comunità è l’insieme dei caratteri identitari di quella collettività. Non si deve intendere come patrimonio culturale quindi solo il monumento più importante, la chiesa più bella, la memoria della battaglia più avvincente, la storia di successo di una famiglia. Patrimonio culturale di una comunità sono anche i dialetti, i detti popolari, le memorie degli anziani, le tradizioni locali, le tecniche degli artigiani, la cucina, il costume tipico, i canti, l’arte povera le tele consunte e di scarso valore artistico delle cappelle di campagna. Ancora una volta, il patrimonio culturale assomiglia poco a ciò che sa di esclusivo, di elitario ma il patrimonio è quanto lasciatoci dai padri, la ricchezza di chi ci ha preceduti e ce l’ha donata, è il dono dei padri (e delle madri si intende).

Network Museum – Ritiene che nel nostro Paese il patrimonio culturale sia realmente strategico per lo sviluppo della nostra società? Lo giudica una risorsa ben utilizzata? Cosa si sentirebbe di suggerire in tal senso?

Pellegrino Gillo – La cultura è ricchezza per qualsiasi paese, figuriamoci se ciò non vale per l’Italia, che conserva la maggior parte del patrimonio artistico mondiale. È evidente che la cultura non è entrata ancora a pieno nelle agende politiche italiane e che comunque ci sia ancora tanto da fare. La carta costituzionale tutela l’immenso patrimonio lasciatoci dai nostri avi e già settant’anni fa comprendeva nel patrimonio da tutelare, persino il paesaggio, che ancora oggi vediamo tanto martoriato e svilito da politiche cieche che non guardano allo sviluppo integrato dell’uomo, contemperando crescita e sviluppo, concetti spesso confusi.

Network Museum – Come è percepito, soprattutto tra i giovani, il lavoro nel settore culturale in Italia? Ha riscontri di come venga considerato all’estero?

Pellegrino Gillo – Non conosco la considerazione nella quale è tenuto all’estero il lavoro in ambito culturale e per dire la verità neanche per l’Italia saprei dare dei dati o dei pareri che osservo emergenti tra i miei coetanei. Certo è diffusa in parte della popolazione la convinzione che occuparsi di cultura significhi immischiarsi di cose che poco hanno a che fare con la vita quotidiana della maggior parte della popolazione e che immaginandosi un lavoratore della cultura, lo vedano più come una persona dalla giacca coperta di polvere di un qualche vecchio scantinato più che della polverina magica che faceva volare Peter Pan (anche le fiabe e le favole sono cultura). Un lavoro dunque tutt’altro che appassionante.

Network Museum – Come giudica il sistema museale nazionale e, in genere, il sistema di diffusione della cultura in Italia?

Pellegrino Gillo – Non ho certo gli strumenti per giudicarlo, certo auspico che il sistema museale e culturale possa essere visto sempre di più come integrato con i territori che lo abitano e tra gli stessi, vicino al mondo del web e dei social, ma capace di essere sempre riferimento e discrimine tra la ricerca seria e la semplice raccolta di opinioni, tra la storia e la memoria, che non è passata al vaglio delle fonti, tra un prodotto commerciale e un tavolo di dialogo e di confronto sempre in fieri.

Network Museum – Come immagina il suo futuro…?

Pellegrino Gillo – Durante gli studi universitari ci hanno abituato a non ragionare per schemi fissi e a comprendere che mai come in questi anni il mondo del lavoro, così come tanti altri ambiti, è in continuo mutamento. Non saprei dire oggi, chi sarò domani, certamente auspico che in futuro potrò occuparmi di cultura e di management culturale o comunque di non perdere mai la curiosità per il mondo che mi circonda e il desiderio di andare oltre le apparenze, continuando a pormi domande, non stancarmi di cercare le risposte.

Network Museum – Ora la domanda collegata al tema dell’anno: come influiscono i musei sul processo di configurazione esistenziale delle persone?

Pellegrino Gillo – A costo di ripetermi non mi stancherò mai di dire che per me i musei sono “Costruttori di comunità”, legante e forza per il territorio e per chi vi abita, tavolo di dialogo e trampolino di lancio per eventuali progetti di sviluppo territoriale.

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Coordinate di questa pagina, fonti, collegamenti ed approfondimenti.

Titolo: “Costruttori di comunità”
Sezione: “NM Storie”
Autore: Network Museum
Ospite: Pellegrino Gillo
Codice: INET2101131600MAN/A1
Ultimo aggiornamento: 14/01/2021
Pubblicazione in rete: 4° edizione, 14/01/2021

Proprietà intellettuale: INFOGESTIONE s.a.s
Fonte contenuti: Network Museum
Fonte immagine: https://www.secondowelfare.it/rapporti/2r2w/capitolo-6.html
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