A cura della redazione di Network Museum
Abbiamo dedicato questa nuova sezione alle produzioni museali culturali, che sono il risultato delle attività didattico – espositive realizzate dagli enti museali, preferibilmente quale espressione evolutiva, complementare o di approfondimento della missione dello stesso museo.
Possono essere monografie espositive modulate sulle collezioni tipiche dell’ente, produzioni editoriali, multimedali, documentaristiche, grafiche, coreutiche, teatrali, didattiche o aggregative.
Sono, per noi che studiamo il fenomeno museale, l’aspetto che ci palesa il risultato dell’attività critica e di ricerca di un ente espositivo.
Rappresentano il risultato della capacità di relazione con l’intorno museale, il livello di interazione tra le varie tipologie di soggetti, che gravitano attorno a tale realtà: risorse interne, pubblico, istituzioni, studiosi, fornitori.
Il primo esempio di produzione culturale museale, che ospitiamo in questo nuovo spazio, è “L’uomo con la valigia, piccola storia del bagaglio“, mostra realizzata per considerare il viaggio nella sua dimensione fisica, dando visibilità agli strumenti ed agli oggetti , che accompagnano da sempre il viaggiatore durante il percorso e attraverso lo spazio geografico, ospitata dalla Fondazione Torino Musei e presentata al Borgo Medievale di Torino dal 14 febbraio al 27 giugno 2010.
Analizzaremo questa produzione con il suo ideatore: Paolo Novaresio.
Paolo Novaresio
Laureato in storia contemporanea, è un viaggiatore “a tempo pieno”. Frequentatore del continente Africano, ha abitato in Africa del Sud ed in Kenya. Si occupa di storia dei viaggi e delle esplorazioni.
Collabora con le principali riviste, pubblicando articoli e testi riguardanti la storia, l’arte e la cultura dei popoli africani.
È autore di copioni teatrali sul tema dei viaggi e delle esplorazioni e Curatore del Dipartimento Arti africane presso Cambi Casa d’Aste in Genova.
Per conto della Fondazione Torino Musei ha organizzato e curato la mostra “L’uomo con la valigia. Piccola storia del bagaglio” .
Ulteriori fonti ed informazioni sull’Ospite:
– www.lafeltrinelli.it/libri/paolo-novaresio/243696
La mostra
La mostra è nata da un’idea piuttosto semplice: considerare il viaggio nella sua dimensione fisica, dando visibilità agli strumenti e agli oggetti, che accompagnano da sempre il viaggiatore durante il percorso e attraverso lo spazio geografico. La mobilità implica infatti il confrontarsi con problemi concreti: scegliere abbigliamento e attrezzature adatte, usare questo o quel mezzo di trasporto, alimentarsi, mantenere la rotta prefissata, poter soddisfare le proprie occorrenze.
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Network Museum – Chi è Paolo Novaresio?
Paolo Novaresio – Laureato in storia contemporanea. Dal 1975 viaggia a tempo pieno in Africa (ma anche altrove), con ogni mezzo. Ha visitato gli angoli più remoti del continente, senza fretta; navigato tratti del Nilo Bianco, del Congo, del Niger e del lago Tanganyka; percorso a piedi vaste regioni del Sahara e della Rift Valley. Ha abitato per lunghi periodi in Africa del Sud e in Kenya.
Da anni si occupa di storia dei viaggi e delle esplorazioni, focalizzando l’attenzione sulla cultura materiale del viaggio (know-how, mezzi di trasporto, bagagli, etc.).
Ha collaborato e collabora con riviste e quotidiani, con articoli riguardanti la storia, l’arte e la cultura dei popoli africani (La Stampa, Tutto Scienze, Specchio, Gente Viaggi, Tuttoturismo, Aqva, Panorama Travel, Scienza e Vita, Itinerari e Luoghi). Ha pubblicato i seguenti libri: “Uomini verso l’ignoto”, sulla storia dell’esplorazione, “Sahara”, “Africa Flying High”, “Grandi fiumi del Mondo” e “Ultima Africa”. Recentemente ha organizzato e curato la mostra “L’uomo con la valigia. Piccola storia del bagaglio” per conto della Fondazione Torino Musei, di notevole successo e dichiarata mostra dell’anno in Piemonte. È autore di copioni teatrali su tema viaggi ed esplorazioni e Curatore del Dipartimento Arti africane presso Cambi Casa d’Aste in Genova.
Network Museum – Cos’è la cultura?
Paolo Novaresio – Secondo un amico viaggiatore:
“Quando due papua si incontrano il primo impulso è piantare una lancia nel cuore dell’altro. Invece, di solito, cautamente si salutano e iniziano a parlare. Così facendo producono cultura”.
È chiaro che tale definizione non è esaustiva, poiché la cultura è un tema complesso da circoscrivere. Ma è innegabile che, in buona misura, la cultura nasca dal confronto e sia frutto del negozio tra la propria identità e quella altrui. In altre parole sono gli altri che definiscono per opposto ciò che siamo e pensiamo. Il confronto innesca la rielaborazione critica delle cognizioni intellettuali acquisite tramite lo studio, l’esperienza e l’adattamento all’ambiente in cui viviamo. A tale rielaborazione succede naturalmente un processo di riappropriazione: i nostri valori culturali, messi alla prova del contatto con la diversità, si irrobustiscono e si arricchiscono di nuovi significati. Senza sollecitazioni la nostra cultura (personale e collettiva) si isterilisce, scivolando inesorabilmente verso la semplice erudizione accademica, avulsa dalla realtà. E gli accademici, dice il vecchio adagio, sono come i cornuti: lo sanno sempre dopo. Dalla statica dell’erudizione alle dinamiche perverse del totalitarismo cuturale, ancora più insidioso se espresso in modalità soft, non c’è che un passo. Il cosiddetto politically correct è un esempio particolarmente invasivo e deleterio di tale tendenza. Che rifiutando il confronto a priori e de-umanizzando chi la pensa in modo diverso, si rivela in ultima analisi come anti-cultura.
Network Museum – Cos’è un museo ed a cosa serve?
Paolo Novaresio – Un museo è letteralmente un “luogo sacro alle Muse”, custodi delle arti e del sapere. Quindi prima di tutto un museo è una raccolta di oggetti, che testimoniano l’evoluzione materiale e immateriale della civiltà umana, nei campi più disparati.
Per facilitare il pubblico nella fruizione della collezione, oltre che conservare gli oggetti, il museo li ordina e ne illustra il significato assolvendo così ad uno dei suoi compiti più importanti: la divulgazione della conoscenza. I visitatori hanno quindi la possibilità di seguire una rotta collaudata attraverso il Mare Magnum della storia e delle arti, senza perdere il filo del discorso.
Per questo l’allestimento delle mostre, sia temporanee che permanenti è un problema di importanza cruciale: deve presentare condizioni di accessibiltà culturale ad un pubblico vario e differenziato, spesso profano della materia.
Deve quindi essere chiaro negli intenti e nella rappresentazione. Allo stesso tempo è imperativo mantenere un livello culturale adeguato ed esprimerlo in parole semplici. Per farla breve, un buon allestimento dovrebbe soddisfare la regola delle famose tre elle: landscape (il visitatore deve poter muoversi in un ambiente accogliente, amico e anche un po’ misterioso); learning (deve essere sollecitato a imparare); leisure (la visita deve essere divertente e piacevole, mai noiosa).
Oltre a ciò il museo ha un altro compito, strettamente legato alla missione divulgativa: comunicare, cioè far sapere al maggior numero di persone cosa contiene al suo interno e perché sia utile e necessario vederlo.
Riassumendo: il museo, oltre ad essere un produttore di cultura deve avere le capacità di esportarla e renderla leggibile.
Network Museum – Quale relazione intercorre tra il viaggio, il viaggiare e la cultura?
Paolo Novaresio – Il viaggio ha una cruciale relazione con la cultura, per vari motivi.
Prima di tutto chi viaggia si espone naturalmente, senza mediazioni, al contatto con ambienti sociali diversi e spesso antitetici al mondo da cui proviene. Il viaggio è di per sé un confronto, anzi si potrebbe dire che viaggiare è l’arte di confrontarsi.
Secondo: il viaggio è un accelleratore comportamentale, capace di infrangere gli schemi più rigidi e spazzare via senza pietà pregiudizi e preconcetti. Processo che avviene con stupefacente rapidità. Il turista e il viaggiatore (c’erano differenze e forse ci sono ancora) si trovano spesso ad essere culturalmente nudi, senza difese, proni a subire gli influssi esterni e ad accettare giocoforza valori culturali prima impensati. Insomma, torniamo al concetto iniziale di cultura come frutto del confronto.
Network Museum – Cos’è “L’uomo con la valigia”?
Paolo Novaresio – Per tutta la vita non ho fatto altro che fare e disfare bagagli. È quindi ovvio che il tema mi riguardi personalmente. Ma la vera molla che ha destato il mio interesse sono stati i bagagli dei miei occasionali compagni di viaggio. Dalle loro valigie ho visto uscire di tutto, nelle circostanze e nei luoghi più insoliti: flaconi di tinta per i capelli e scarpe coi tacchi a spillo nella savana africana, ferri da stiro portatili in Mongolia; pietre, sabbia e conchiglie tenute come portafortuna; derrate alimentari di ogni tipo, souvenir improbabili e una serie infinita di articoli perlomeno balzani. Così, improvvisamente, iniziai quindi a vedere il bagaglio con occhi diversi. Non era solo un inventario di quel che si porta con sè in viaggio, ma qualcosa di più. Che meritava di essere investigato in profondità, decodificato. Così cominciai a lavorare sull’argomento, per puro interesse personale. L’incontro con la Fondazione Torino Musei ha fatto sì che l’idea si concretizzasse in una mostra, assumendo densità fisica. Ma in realtà “L’uomo con la Valigia” è un progetto che per sua natura può essere declinato in varie prospettive, generando per scissione o geometria frattale una quantità di iniziative. A ben vedere la stessa struttura della mostra presentata al Borgo Medievale, suddivisa in moduli (volendo) a sé stanti e in locali diversi, denuncia tale vocazione. Si tratta infatti di una struttura che si potrebbe definire ‘a sciame’, se pur organizzata secondo precise linee guida. Il progetto che riguarda l’uomo e il suo bagaglio è stato concepito in forma dinamica, in modo da poter arricchirsi di nuove idee e istanze lungo il cammino. Senza preclusioni. Come il vero viaggiatore, non mira a un punto di arrivo ma a costruire nuove partenze.
Network Museum – Come si è concretizzato il processo di esposizione della mostra? Perché la Fondazione Torino Musei e perché il Borgo Medievale di Torino?
Paolo Novaresio – Risposta molto semplice: vivendo a Torino è naturale che mi sia rivolto a istituzioni di sede nella mia città. Proponendo una mostra è ovvio che mi sia rivolto a Fondazione Torino Musei (a chi altro, se no?). L’idea di una mostra sul rapporto tra uomo e bagaglio, tra i progetti presentati, ha ottenuto immediata approvazione e terreno favorevole per svilupparsi. La scelta del Borgo Medievale è caduta dall’alto, per ragioni a me ignote. Presumo che sia stato ritenuto il posto adatto ad un’iniziativa di quel tipo per esclusione: non si trattava di una classica mostra d’arte, ma di qualcosa di ibrido, non ben precisato. Potremmo dire ‘popolare’. O meglio: minore. Inoltre c’era l’intenzione di rilanciare il Borgo come meta turistica, promuovendo una serie di iniziative in grado di attirare il pubblico.
Network Museum – Quali sono stati gli aspetti positivi nella collaborazione con l’ente museale?
Paolo Novaresio – Ho potuto usufruire di una struttura organicamente destinata a produrre mostre, cioè a fornire supporti adeguati e sufficienti alla realizzazione del progetto. Salvo alcune resistenze iniziali, mi sono potuto avvalere di collaboratori insostituibili e difficilmente reperibili nel privato. L’ente museale ha inoltre fornito la sede, l’assistenza operativa e la sorveglianza, oltre che assolvere ai numerosi ed inevitabili problemi di gestione burocratica.
Network Museum – Quali sono stati gli aspetti più difficili di tale rapporto?
Paolo Novaresio – Soprattutto difficile da gestire è stata la lentezza della catena decisionale. Spesso si arrivava a risolvere i problemi all’ultimo minuto, con i conseguenti affanni e il ricorso a rimedi posticci e altrimenti inutili. Per il medesimo motivo e mi auguro solo per questo, non siamo stati in grado di esportare la mostra in altre sedi né di vendere i diritti e l’allestimento agli enti e ai privati che pur ne avevano fatto richiesta esplicita.
Network Museum – L’ente museale ospite quanto ha inciso sul progetto espositivo? Qual è stato il suo apporto? Cosa è rimasto all’ente di tale esperienza?
Paolo Novaresio – L’ente museale ha partecipato attivamente alla definizione teorica e pratica del mio progetto. Le proposte e i suggerimenti non sono mancati. Allo stesso tempo il progetto ha mantenuto quasi integralmente la sua impostazione iniziale e la sua struttura. Cosa sia rimasto all’ente museale di tale esperienza non lo saprei dire. Ben poco comunque, almeno che io sappia. Il successo inatteso della mostra, sia per il numero dei visitatori che per la risonanza mediatica, sembra abbia avuto un effetto paralizzante sulla dirigenza. Tra gli impiegati del Borgo Medievale, i sorveglianti e le guide, la mostra ha lasciato invece un ricordo piacevole e duraturo.
Network Museum – Musei e produzioni museali: come considera tale rapporto? Si potrà in futuro pensare un museo anche come una entità in grado di produrre esposizioni non rigorosamente attinenti alle proprie collezioni, ma con altrettanto valore aggiunto, derivante da un processo di ricerca, ed ancora documentari, editoria, programmazione multimediale, web, televisiva, radiofonica, viaggi, eventi, oggettistica e tutto quanto possa essere utile per
ampliare e completare il proprio paradigma didattico e la propria capacità di autonomia economica?
Paolo Novaresio – Senza dubbio sono favorevole ad un’implementazione del ruolo pubblico dei musei, che dovrebbero perseguire non il lucro ma l’autonomia economica (come da statuto nazionale). Tutto va bene, a patto di mantenere un collegamento, anche se labile, con le collezioni che il museo ospita. Sicuramente ogni iniziativa dovrebbe essere supportata da un progetto serio e di medio periodo, inserito in un quadro organico di proposte in grado di interagire tra loro e collegate ad un’idea-guida. Il pericolo, in assenza di procedure definite, è che l’attuale rigidità delle istituzioni museali si sciolga in una serie di eventi di scarso peso.
Network Museum – Cosa accade quanto una mostra termina? “L’uomo con la valigia” è stata ospitata da altre sedi museali?
Paolo Novaresio – Nel mio caso hoi visto la mostra estinguersi e morire in solitudine, se pur in ottima salute. La nota frase “l’operazione è riuscita ma il paziente è morto” si adatta perfettamente al caso. Ho già sommariamente spiegato cosa è accaduto al punto precedente.
Network Museum – Come considera il nostro sistema nazionale di diffusione della cultura?
Paolo Novaresio – L’apparato museale italiano, in compagnia dei settori militare, bancario ed ecclesiatico, è tra quelli più resistenti al cambiamento. La divulgazione del sapere è considerata figlia di un dio minore, quindi generalmente trascurata. Ciò si riflette anche nella scelta dei soggetti espositivi: una mostra delle miniature Rajput è senz’altro un tema nobile, non lo neghiamo, ma c’è da chiedersi a chi possa davvero interessare. A pochissimi ‘eletti’, dice il numero dei visitatori. Soprattutto se l’esposizione è decontestualizzata, incentrata sulla sola valenza artistica degli oggetti e priva di prospettive storiche, geografiche e di costume, anche aneddotico. In un caso simile almeno due delle tre elle, cioe learning (imparare) e leisure (divertirsi) spiccano per la loro assenza. Insomma, la divulgazione è sterilizzata e il museo tradisce una delle sue missioni fondamentali: promuovere la conoscenza. Credo di aver risposto alla domanda.
Network Museum – Sulla base della sua esperienza maturata all’estero quali differenze riscontra nei sistemi di diffusione della cultura degli altri paesi rispetto al nostro?
Paolo Novaresio – Non ho esperienza diretta di gestioni museali fuori dei confini italiani, quindi non posso esprimere giudizi sensati. Però ho notato che, almeno nei paesi anglosassoni, la cultura è messa a disposizione della gente con meno arroganza. La divulgazione è considerata un bene essenziale.
Network Museum – Ora la domanda collegata al tema dell’anno: come influiscono i musei sul processo di configurazione esistenziale delle persone?
Paolo Novaresio – Il museo può e deve essere ispirante. L’esposizione delle collezioni, se l’allestimento è ben congegnato, offre al visitatore una chiave per interpretare tempo e spazio, inducendo alla riflessione. Gli oggetti parlano, raccontano storie. Un tappeto dei nomadi Qasgai, per fare un esempio, può essere letto come un libro: segni, colori, trama hanno significati ben precisi. Comprenderli significa essere trasportati in una dimensione mitica, che va ben oltre il quotidiano. Se ciò si realizza, grazie a questo varco spazio-temporale, il visitatore e il museo hanno raggiunto lo scopo comune: ovvero, fruitore e proponente hanno creato cultura. Insieme. E la cultura, per definizione, influisce sulla crescita dell’individuo e del gruppo.
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Coordinate di questa pagina, fonti, collegamenti ed approfondimenti.
Titolo: “L’Uomo con la Valigia”
Sezione: “Produzioni culturali museali”
Autore: Network Museum
Ospite: Paolo Novaresio
Codice: INET2102042330MAN/A1
Ultimo aggiornamento: 05/02/2021
Pubblicazione in rete: 4° edizione, 05/02/2021
Proprietà intellettuale: INFOGESTIONE s.a.s
Fonte contenuti: gentile concessione Paolo Novaresio
Fonte immagine: https://www.luomoconlavaligia.it/la-mostra-a-torino/luomo-con-la-valigia-piccola-storia-del-bagaglio
Fonte video e contenuti multimediali: –
Collegamenti per approfondimenti inerenti al tema:
– www.luomoconlavaligia.it
– www.lafeltrinelli.it/libri/paolo-novaresio/243696